Aquila delle Filippine (Pithecophaga jefferyi)
- Dominio: Eukaryota
- Regno: Animalia
- Phylum: Chordata
- Classe: Aves
- Sottoclasse: Neornithes
- Superordine: Neognathae
- Ordine: Accipitriformes
- Famiglia: Accipitridae
- Sottofamiglia: Circaetinae
- Genere: Pithecophaga
- Specie: P. jefferyi
Critically endangered (In Pericolo Critico)
Descrizione – Identificazione
L’aquila delle Filippine (Pithecophaga jefferyi) è la più grande aquila al mondo se si considera la sua lunghezza: in media, la femmina è lunga 102 cm e pesa 7 kg, mentre il maschio adulto è più piccolo della femmina del 10-20%, la sua lunghezza e peso medi sono infatti di circa 91 cm e 5 kg.
Questo maestoso uccello rapace ha un’apertura alare di circa 2 metri e, nonostante le sue ali siano più corte di quelle di altre grosse aquile come l’aquila marziale (Polemaetus bellicosus), l’aquila cuneata (Aquila audax) o l’aquila di mare di Steller (Haliaeetus pelagicus), la loro superficie è la più estesa di quella di qualunque altra aquila.
La nuca dell’aquila delle Filippine è adornata da lunghe penne marroni che vanno a formare una cresta ispida. Visivamente, queste penne conferiscono un aspetto simile a quello della criniera di un leone, che a sua volta assomiglia al mitologico grifone. La testa è scura, mentre la nuca e la corona sono color crema.
La schiena è marrone scuro, mentre il ventre e il sotto ala sono bianchi. Le grandi zampe sono gialle e sono dotate di grossi forti artigli scuri. Il becco, molto prominente e fortemente arcuato, è di un colore blu-grigio. Gli occhi dell’Aquila delle Filippine sono grigio-blu.
In volo, la Pithecophaga jefferyi si distingue dall’aquila pescatrice panciabianca (Haliaeetus leucogaster) grazie alla sua lunga coda e alle ali arrotondate.
Gli esemplari giovani di aquila delle Filippine sono simili agli adulti, tranne per il fatto che le loro penne della parte superiore presentano frange chiare.
Un’evoluzione unica
Uno studio effettuato sul DNA dell’aquila delle Filippine sembra suggerire che questo uccello rapace abbia avuto un’evoluzione unica: la sua sequenza genetica differisce da quelle di altre grandi aquile.
Alcuni ricercatori dell’Università del Michigan hanno effettuato analisi sul DNA dell’aquila delle Filippine isolato dal sangue, la sequenza di DNA è stata quindi comparata con quelle dell’aquila arpia (Harpia harpyja), dell’aquila crestata (Morphnus guianensis) e dell’aquila di Nuova Guinea (Harpyopsis novaeguineae). Queste ultime tre specie sono tutte correlate da un punto di vista genetico, ma non sono strettamente correlate con la Pithecophaga jefferyi.
Un tempo, date le loro dimensioni, abitudini e habitat simili, si pensava che tutte queste specie fossero strettamente imparentate, tuttavia queste somiglianze sono ora ritenute il risultato della convergenza evolutiva. In realtà, si ritiene che i parenti più vicini dell’aquila delle Filippine siano gli appartenenti al genere Circaetus.
Distribuzione e Habitat
Come suggerisce il nome, quest’aquila è endemica delle Filippine e può essere trovata su quattro isole principali: Luzon orientale, Samar, Leyte e Mindanao. È possibile osservare l’aquila delle Filippine nel Parco naturale della Sierra Madre settentrionale, nell’isola di Luzon. Sull’isola di Mindanao, invece, la si può ammirare nel Parco Nazionale del Monte Apo. Alcuni abitanti dell’isola di Palawan sostengono che l’aquila delle Filippine sia presente nella loro isola, e che alcuni esemplari siano sotto la protezione del Palawan Crocodile Farm.
L’aquila delle Filippine vive nelle foreste di Dipterocarpacee e medio-montane, in particolare nelle zone scoscese. L’altitudine alla quale è possibile osservarla va dal livello delle pianure a oltre 1800 metri in montagna. Si stima che siano rimasti solo 9220 Km quadrati di foresta vergine nella quale si può trovare la Pithecophaga jefferyi. Tuttavia, il raggio totale stimato in cui vive è di circa 146.000 Km quadrati.
Comportamento
Dal momento che questa specie non ha predatori naturali nelle Filippine, è diventata il cacciatore predominante nelle foreste delle isole. Ogni coppia di Pithecophaga jefferyi ha bisogno di un ampio areale di caccia per poter crescere un piccolo: da 65 a 130 Km quadrati. Per questo motivo, l’aquila delle Filippine è estremamente vulnerabile ai fenomeni di deforestazione, che purtroppo avvengono con regolarità.
In volo l’aquila delle Filippine è agile e veloce; il suo stile di volo somiglia di più a quello dei falchi che a quello dei grandi uccelli rapaci.
Quando giocano, gli esemplari giovani di aquila delle Filippine si aggrappano con gli artigli ai nodi presenti sugli alberi, utilizzando la coda e le ali per bilanciarsi mentre infilano la testa all’interno delle cavità degli alberi. Inoltre attaccano oggetti inanimati per fare pratica di caccia e si appendono a testa in giù per esercitarsi sul loro equilibrio. Dal momento che gli adulti non sono presenti quando i giovani fanno questi giochi, sembrerebbe che essi non abbiano un ruolo nell’insegnamento della caccia.
Si ritiene che l’aquila delle Filippine non sia un uccello migratore e che sia principalmente un animale solitario. È attiva durante il giorno.
Richiamo e Verso
Verso Richiamo di implorazione di un nidiaceoAlimentazione
Questa aquila era inizialmente conosciuta come “aquila delle scimmie” perché si credeva che si nutrisse solo di scimmie, credenza che è stata dimostrata essere inesatta.
Le prede dell’aquila delle Filippine variano da isola a isola, poiché anche le specie disponibili sono variabili, specialmente tra Luzon e Mindanao; questa varietà è dovuta al fatto che le isole si trovano in diverse regioni faunistiche. Ad esempio, i colughi delle Filippine (detti anche lemuri volanti) che sono la preda preferita nell’isola di Mindanao, sono invece assenti a Luzon, area della quale non si conosce la preda favorita.
Le aquile delle Filippine preferiscono i lemuri volanti e le civette delle palme, ma occasionalmente mangiano altri piccoli mammiferi, rettili e uccelli, come serpenti, lucertole, buceri, gufi e persino altri rapaci. Ci sono inoltre state segnalazioni di questa aquila che cattura giovani maiali e cani di piccola taglia. Si stima che, in alcune località, il lemure volante possa costituire il 90% della dieta degli uccelli.
Riproduzione
Il ciclo riproduttivo completo dell’aquila delle Filippine dura due anni. La femmina matura sessualmente a cinque anni, mentre il maschio a sette. Così come la maggior parte delle aquile, anche l’aquila delle Filippine è un uccello monogamo: una volta che la coppia si è formata, i due partner resteranno insieme per la vita. Tuttavia, se un membro della coppia muore, il sopravvissuto spesso trova un altro partner per rimpiazzare quello perso.
L’inizio del corteggiamento avviene con la costruzione del nido e con l’aquila che vi rimane vicina. Anche le esibizioni aeree giocano un ruolo importante in questa fase: tra queste, si può osservare la coppia volare sopra un territorio di nidificazione, con il maschio che afferra la femmina con una picchiata in diagonale; oppure li si può osservare afferrarsi gli artigli a vicenda, con il maschio che mostra i propri artigli verso la schiena della femmina, e con la femmina che si gira a mezz’aria per mostrare i propri.
Queste esibizioni a volte sono accompagnate anche da forti richiami vocali. Quando un esemplare di Pithecophaga jefferyi sente l’esigenza di riprodursi, comincia a portare materiali per il nido; in seguito avviene l’accoppiamento, che si svolge sia nel nido, sia su posatoi nelle vicinanze. Il periodo dell’anno in cui iniziano i primi rituali di corteggiamento è luglio.
La stagione riproduttiva vera e propria inizia tra settembre e febbraio, in base alle diverse isole dove risiedono le popolazioni di aquila delle Filippine, con particolari differenze tra Mindanao e Luzon. L’inizio della stagione riproduttiva dipende anche dalla quantità di piogge e dalla disponibilità di prede.
I nidi vengono solitamente costruiti su Dipterocarpacee, una famiglia di alberi molto diffusi nelle foreste pluviali, e in generale in qualunque albero alto che abbia una corona di rami aperta. Ciascun nido arriva a un diametro di circa 1,5 metri e viene costruito a un’altezza di circa 30 metri dal suolo. Una volta finito, il nido dell’aquila delle Filippine ricorda una piattaforma fatta di tanti bastoncini.
L’aquila delle Filippine utilizza spesso lo stesso sito di nidificazione per diverse nidiate di aquilotti. Negli otto-dieci giorni che precedono la deposizione delle uova, la femmina soffre della cosiddetta letargia dell’uovo: non mangia, beve tantissima acqua e tiene le ali abbassate. Solitamente, depone un uovo nel tardo pomeriggio o all’ora del tramonto, anche se occasionalmente sono state osservate femmine deporre due uova.
Se un uovo non si schiude o se il nidiaceo muore precocemente, i genitori con molta probabilità ne produrranno un altro l’anno successivo. Dopo la deposizione del primo uovo, la coppia si unisce nuovamente per consentire la deposizione di un secondo uovo, nel caso il primo non produca prole. Entrambi i membri della coppia si occupano della cova, che dura dai 58 ai 68 giorni, ma è la femmina che se ne occupa per la maggior parte del giorno e interamente durante la notte.
Entrambi i componenti della coppia si occupano di nutrire l’aquilotto appena nato. Inoltre sono stati osservati fare a turno per proteggere il nidiaceo dal sole e dalle piogge fino alle sette settimane d’età dello stesso. Gli aquilotti di Pithecophaga jefferyie mettono le piume dopo circa 4-5 mesi. l’aquilotto più giovane che è stato osservato uccidere la prima preda aveva 304 giorni di vita; tuttavia, i genitori si occupano del loro piccolo per un totale di 20 mesi.
Conservazione
L’aquila delle Filippine è una delle tre specie di aquile più minacciate al mondo, le sue popolazioni hanno infatti subito un forte declino la cui causa principale è la distruzione degli habitat. Fin dal 1994 la Lista Rossa elenca questa specie come in pericolo critico; le più recenti stime dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura indicano una popolazione totale di 250-750 esemplari.
La principale minaccia alla sopravvivenza di questi uccelli è la deforestazione causata dal disboscamento e l’espansione dei terreni agricoli. La foresta vergine viene persa ad un ritmo elevato e la maggior parte della foresta nelle pianure dove vive l’aquila, è di proprietà delle compagnie di disboscamento. Anche le attività minerarie, l’inquinamento, l’esposizione ai pesticidi che influenzano la riproduzione e il bracconaggio sono minacce importanti. Inoltre, le aquile delle Filippine vengono occasionalmente catturate dalle trappole piazzate per i cervi dalla popolazione locale. Infine anche se fortunatamente questo non è più un grosso problema, il numero di Pithecophaga jefferyi è stato ridotto anche dalla cattura per gli zoo.
Le aquile filippine non hanno predatori naturali conosciuti, ad eccezione degli umani.
Charles Lindbergh, meglio conosciuto per aver attraversato l’Atlantico da solo e senza fermarsi nel 1927, fu affascinato da quest’aquila. Come rappresentante del World Wildlife Fund, Lindbergh ha viaggiato nelle Filippine diverse volte tra il 1969 e il 1972, dove ha contribuito a persuadere il governo a proteggere l’aquila. Nel 1969 fu avviato il Monkey-eating Eagle Conservation Program per aiutare a preservare questa specie.
Nel 1992, attraverso l’inseminazione artificiale, nacquero le prime aquile delle Filippine in cattività; tuttavia, non è stato fino al 1999 che nacque il primo aquilotto allevato naturalmente. Il primo esemplare allevato in cattività per essere rilasciato in natura, Kabayan, è stato rilasciato nel 2004 sull’isola di Mindanao; sfortunatamente fu accidentalmente fulminato nel gennaio 2005. Un’altra aquila, Kagsabua, è stata rilasciata il 6 marzo 2008, ma è stata colpita e mangiata da un contadino.
Uccidere esemplari di questa specie è punibile dalla legge filippina con una pena di dodici anni di prigione e pesanti multe.
Negli ultimi anni sono state create terre protette appositamente per questa specie, come la foresta di Cabuaya di 700 Km quadrati e il Santuario di Taft di 37,2 Km quadrati. Tuttavia, gran parte della popolazione si trova su terreni non protetti.
Esiste una fondazione per l’aquila delle Filippine che gestisce il Philippine Eagle Centre nella città di Davao e supervisiona gli sforzi di riproduzione in cattività e il monitoraggio e la conservazione delle popolazioni selvatiche. Nel 2008 nel centro vi erano 32 aquile, di cui 18 allevate in cattività, e la Fondazione sta lavorando per lo sviluppo di un programma di reintroduzione completa. Nel 2015 un team di indagine della Philippine Eagle Foundation ha scoperto il primo nido attivo di Pithecophaga jefferyi nella provincia di Apayao.
La pratica agricola del debbio, volgarmente conosciuta come “taglia e brucia”, è regolata da un’ordinanza locale nella foresta di Luzon, dove è stato trovato il nido attivo e “guardie verdi” sono utilizzate per proteggere l’habitat della foresta. La Haribon Foundation ha implementato un ampio programma di educazione e sensibilizzazione in tutta Luzon, tra cui insegnanti di scienze per sviluppare un modulo che includa informazioni sulla biodiversità e la conservazione avente l’aquila delle Filippine come specie di punta.
Relazioni con l’uomo
Nel 1995 l’aquila delle Filippine è stata proclamata dal Presidente Fidel V. Ramos uccello nazionale dello Stato delle Filippine, attraverso la proclamazione numero 615. Inoltre, dal 1967 al 2007, è stata rappresentata in almeno 12 francobolli.
A causa delle sue dimensioni e della sua rarità, l’aquila delle Filippine è un uccello molto ricercato dai birdwatcher.
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