Malattia del becco e delle penne dei pappagalli (PBFD)
Cos’è la Malattia del becco e delle penne dei pappagalli?
La Malattia del becco e delle penne dei pappagalli (PBFD dall’inglese Psittacine beak and feather disease) detta anche Infezione da circovirus nei pappagalli (PCD dall’inglese Psittacine Circoviral Disease), è la malattia virale più comune e altamente infettiva tra gli Psittacidi.
La PBFD può causare tassi di mortalità molto elevati nei nidiacei sia in cattività che in natura. Può inoltre essere causa di soppressione immunologica a lungo termine e di anormalità delle penne e del becco.
Origini storiche
Il primo caso di PBFD in natura è stato segnalato dall’ornitologo Edwin Ashby che, nel 1888, osservò uno stormo di parrocchetti dal groppone rosso (Psephotus haematonotus) completamente senza piume nelle colline di Adelaide, nell’Australia meridionale.
Il primo caso di PBFD cronica è invece stato riportato in un articolo del 1972 di Control and Therapy scritto da Ross Perry per l’Università di Sydney, in cui l’ha descritto come “putrefazione del becco in un cacatua”. Successivamente il dott. Perry ha studiato la malattia e ha scritto ampiamente riguardo i suoi sintomi osservati su una serie di pappagalli, scrivendo poi un lungo articolo da cui deriva l’attuale nome della malattia.
Cosa devi sapere sulla Malattia del becco e delle penne dei pappagalli
Poiché scendiamo in campo medico e le informazioni devono essere precise e accurate, precisiamo che ciò che è scritto in questo capitolo, salvo diversamente specificato, è basato sul testo scientifico specializzato Small Animal Dermatology A Color Atlas and Therapeutic Guide (4a Edizione) ad opera del Dott. Keith A. Hnilica e del Dott. Adam P. Patterso.
Sintomi ed effetti della PBFD
Le forme iperacute, acute e croniche della malattia si presentano nei pappagalli e gli uccelli asintomatici possono diffondere il virus per anni prima di manifestare dei sintomi. Generalmente la progressione della malattia è dettata dall’età dell’uccello quando appaiono per la prima volta i segni clinici: negli uccelli più giovani la malattia progredisce più velocemente.
La PBFD cronica è più comune e caratterizzata da una simmetrica, lenta e progressiva distrofia delle penne in via di sviluppo che peggiora dopo ogni muda. La distrofia delle penne include:
- Ritenzione della guaina di cheratina delle penne
- Emorragia nella polpa (che si trova alla base del follicolo)
- Piume arricciate
- Costrizioni circonferenziali del calamo della penna
Di solito vengono influenzate dalla malattia prima le piume e le penne di contorno, poi le remiganti primarie. I pappagalli possono sviluppare totale alopecia e talvolta anomalie del becco che consistono in un progressivo allungamento e necrosi. Per maggiori dettagli sul piumaggio leggi la nostra guida su penne e piume degli uccelli. Nei cenerini la comparsa di piume rosse dove normalmente sono grige, potrebbe essere un segnale della malattia.
Spesso viene anche compromesso il sistema immunitario dei pappagalli colpiti e muoiono di infezioni batteriche o fungine secondarie.
Una variante della PBFD, la PsCV-2, è stata descritta nei pappagalli lori come non così patogena come il PBFD. I lori che hanno contratto la PsCV-2 presentavano lesioni delle penne simili a quelle causate dalla PBFD, ma con segni clinici meno gravi e, cosa più importante, si sono ripresi. Anche specie di uccelli diverse dai lori potrebbero essere infettate da questa variante.
Come si contrae la PBFD?
La trasmissione del circovirus da un individuo a un altro avviene principalmente attraverso:
- Contatto diretto
- Inalazione di liquidi nebulizzati
- Ingestione di cibi coltivati
- Materiale fecale infetto
- Polvere delle penne
Il virus può anche essere trasmesso attraverso superfici contaminate come uccelli portatori della malattia, formulati per l’alimentazione, utensili, piatti per cibo, vestiti e materiali di nidificazione.
Se non vengono distrutte, le particelle virali possono rimanere attive nell’ambiente per mesi, molto tempo dopo che l’uccello infetto se n’è andato.
— Fonte: Animal Genetics
- Hnilica (Autore)
Specie di pappagalli più a rischio di PBFD
Il virus della Malattia del becco e delle penne dei pappagalli causa più comunemente segni clinici nei pappagalli del Vecchio Mondo (australiani e africani) sia in cattività che selvatici, come per esempio i cacatua, gli ecletti, gli inseparabili, i cenerini e le calopsiti.
Il virus della PBFD è endemico in molti stormi di pappagalli selvatici in Australia. Alcuni casi di PBFD sono stati documentati in specie del Nuovo Mondo, tra cui Ara macao, amazzoni fronte rossa, amazzoni fronte blu e conuri jandaya.
Diagnosi della PBFD
I test della PBFD con la sonda del DNA sono eseguiti su sangue intero e rilevano il DNA virale, di conseguenza un risultato positivo del test comporta che la presenza di DNA virale nel sangue al momento del campionamento. Se un uccello risulta positivo al test ma non mostra segni clinici, si raccomanda di ripetere il test dopo 90 giorni per verificare se il DNA virale è ancora presente.
Se anche il risultato del secondo test è positivo, allora il pappagallo è infetto, ma in caso contrario significa che l’uccello è stato infettato temporaneamente e ha superato l’infezione.
In aggiunta al test del sangue con la sonda, è opportuno effettuare una biopsia del follicolo della penna e l’ibridazione in situ del DNA su qualsiasi uccello che mostri anormalità del piumaggio, poiché alcuni uccelli infetti sono così viremici che il test del sangue riporterà un risultato negativo. Questo può accadere anche se un uccello è estremamente leucopenico.
Trattamento e prognosi della PBFD
- Poiché il virus è privo di involucro, è molto stabile e può sopravvivere per anni nell’ambiente ed è resistente ai disinfettanti comuni. Un circovirus prodotto da una coltura cellulare è stato ucciso da 1% di iodio, ipoclorito di sodio, 0,4% di beta-Propiolactone e 1% di glutaraldeide o 80° C per 1 ora
- Un test del DNA con sonda può essere utilizzato per rilevare il DNA virale su un tampone ambientale, aiutando così a determinare l’efficacia degli sforzi di disinfezione Il trattamento consiste in cure di supporto e antimicrobici per infezioni secondarie
- Quando si sviluppano i segni clinici, la malattia è sempre fatale se il pappagallo è infetto da PBFD-1. Alcuni uccelli esposti sviluppano una risposta immunitaria e guariscono, non mostrando mai segni clinici. Questi uccelli non diffondono il virus e sono considerati naturalmente vaccinati
- La prevenzione attraverso test e isolamento è il modo migliore
Esiste un vaccino per la PBFD?
La questione è complicata. È stato sviluppato un vaccino contro la PBFD ma, come la maggior parte dei vaccini, non è efficace se un pappagallo è già stato infettato.
Questa malattia è diffusa nelle popolazioni di uccelli selvatici australiani e nei negozi di animali sono stati esposti al virus tantissimi uccelli: la maggior parte di essi sviluppa una resistenza, ma alcuni ospitano il virus per molti mesi prima di mostrare sintomi evidenti. Prima di acquistare un pappagallo, specie se molto costoso, è consigliabile richiedere sempre un certificato del test per la PBFD.
Il vaccino, pur essendo disponibile sperimentalmente, non è stato rilasciato perché non impedisce la comparsa della malattia negli uccelli apparentemente sani ma già infetti: se i pappagalli vengono vaccinati mentre stanno già trasportando il virus e, di conseguenza, mostrano la malattia dopo la vaccinazione, dei reclami sarebbero inevitabili. Ricerche in merito alla malattia sono ancora in corso.
— Fonte: birdclinic.net
Cosa faccio se il mio pappagallo ha contratto la malattia?
Se hai anche solo il sospetto che il tuo pappagallo possa essere infetto devi prima di tutto metterlo in quarantena, completamente isolato dagli altri uccelli se ne hai.
Disinfetta meglio che puoi la gabbia, gli oggetti e l’ambiente con cui il pappagallo ha avuto contatto e portalo da un veterinario aviario il prima possibile o invia i campioni necessari al test del DNA a un centro specializzato. Saranno loro a dirti di cosa hanno bisogno, come prendere i campioni e come spedirli.
La maggior parte dei testi scientifici sulle malattie degli animali esotici sono in lingua inglese, ma se preferisci un testo in italiano, autorevole ma di facile comprensione, ti consiglio Diagnosi e terapia delle malattie degli animali esotici di Marta Avanzi, Lorenzo Crosta, Claudio Peccati e Paolo Selleri.