La sindrome del naso bianco che uccide milioni di pipistrelli
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Il Black Diamond Tunnel, una reliquia ferroviaria risalente ai tempi della Guerra Civile americana, si articola all’interno di una solida montagna di granito nella Georgia nord-occidentale. Fino al 2013, quest’area veniva utilizzata nella stagione invernale da più di 5500 esemplari di Perimyotis subflavus, un pipistrello con pelliccia marrone-rossiccia, naso rosato e avambracci anch’essi rosati. La scorsa primavera, durante un sopralluogo, un gruppo di biologi ha individuato solo 220 esemplari di Perimyotis subflavus in letargo all’interno del tunnel abbandonato. Gli altri erano tutti morti, vittime della sindrome del naso bianco dei pipistrelli, una devastante malattia fungina che ha ucciso più di 6 milioni di pipistrelli in 29 stati degli Stati Uniti e in 5 province canadesi durante l’ultimo decennio.
“Si tratta della più grave malattia relativa alla fauna selvatica della storia”, secondo le parole di Chris Cornelison, microbiologo della Georgia State University e dell’U.S. Forest Service (USFS). “La cosa più simile a questo fungo che conosciamo è il Cryphonectria parasitica“, un fungo introdotto dall’Asia che, tra il 1905 e il 1940, ha di fatto eliminato il castagno americano, un albero precedentemente dominante nelle foreste decidue orientali.
Verspertilio bruno con sindrome dal naso bianco
Crediti: U.S. Fish and Wildlife Service Headquarters
Un patogeno non nativo
Il fungo che causa la sindrome del naso bianco dei pipistrelli, trovato per la prima volta nell’inverno 2005-2006 in alcune cavità vicine ad Albany, città dello stato di New York, è stato probabilmente introdotto in maniera accidentale dall’Europa o dall’Asia. Dal momento che questo fungo è presente negli altri continenti da secoli, i pipistrelli europei e asiatici si sono evoluti sviluppando un’immunità alla malattia. Sfortunatamente i pipistrelli dell’America settentrionale hanno una resistenza praticamente nulla al fungo. Inoltre, esso si è diffuso rapidamente nel continente, dal Canada alla Georgia, e a occidente fino agli stati di Nebraska e Oklahoma. Nel marzo dello scorso anno, un pipistrello affetto da sindrome del naso bianco è stato rilevato nello stato di Washington: un ritrovamento inaspettato e preoccupante, considerato che deve aver percorso un tragitto di oltre 2000 km attraverso le Grandi Pianure e le Montagne Rocciose.
La sindrome del naso bianco, che prende il nome dalle macchioline bianche che compaiono sui musi, sulle orecchie e sulle ali dei pipistrelli infetti, è causata dal fungo Pseudogymnoascus destructans. “Questa malattia si manifesta durante il letargo”, secondo le parole di Craig Frank, ecologista presso la Fordham University. “Le spore del fungo si propagano da un pipistrello all’altro nello spazio delimitato dove questi animali trascorrono l’inverno”. I pipistrelli che hanno contratto il fungo si risvegliano più di frequente: questo causa un esaurimento precoce delle riserve di grasso. Senza queste “i pipistrelli muoiono di fame”, dal momento che le riserve permettono loro di superare l’inverno, come spiega Frank.
Perimyotis subflavus morto a causa della sindrome del naso bianco
Foto di Larisa Bishop-Boros
“È straziante”, questo il commento di Leslie Sturges, riabilitatrice di pipistrelli che gestisce la campagna a scopo educativo Save Lucy, nata per diffondere la consapevolezza dell’esistenza della sindrome del naso bianco.
“Intere colonie stanno scomparendo.” Circa 8 anni fa, Sturges lavorava con due gruppi di boy scout che avevano installato case per pipistrelli nella Contea di Fairfax, in Virginia. “Più di mille pipistrelli vivevano nelle case e crescevano i loro cuccioli”, ci spiega. Tuttavia, dopo il 2010, anno in cui la sindrome del naso bianco venne rilevata per la prima volta nello stato, la colonia di pipistrelli cominciò a declinare. L’anno successivo rimasero solo due pipistrelli.
“Ritengo che le persone non prestino attenzione al fatto che la sindrome del naso bianco sia dannosa per tutti noi, indipendentemente dal fatto che vediamo pipistrelli infetti oppure no”, spiega Sturges. I pipistrelli sono animali di grande importanza sia nell’ambiente naturale che nell’ambiente rurale: durante una singola notte, un pipistrello femmina incinta può mangiare un quantitativo di insetti pari al suo peso, e tra questi insetti molti sono dannosi per le colture.
Secondo Katie Gillies, direttrice presso l’Imperiled Species Program for Bat Conservation International, le specie di pipistrelli che sono state maggiormente colpite dalla malattia sono il vespertilio bruno, il Myotis septentrionalis e il Perimyotis subflavus. “Siamo molto preoccupati per queste tre specie”, ci fa sapere. Lo U.S. Fish and Wildlife Service ha recentemente classificato il Myotis septentrionalis come specie minacciata e sta controllando le richieste per inserire nella stessa lista anche il Perimyotis subflavus e il vespertilio bruno. In alcuni paesi come la Pennsylvania, la popolazione di vespertilio bruno, che era il pipistrello più diffuso del continente, è calata del 99%. “Prima dell’arrivo della sindrome del naso bianco non c’erano minacce per queste specie”, spiega Kate Gillies.
Segnali di speranza
Nonostante il calo impressionante del numero di pipistrelli, qualche segnale incoraggiante sta comunque emergendo. Nel Vermont, dove il 90% dei vespertili bruni sono stati uccisi dalla sindrome del naso bianco, la biologa Alyssa Bennett ci fa sapere che il tasso di mortalità tra gli individui sopravvissuti alla malattia sembra essere diminuito fino al 10%. “È un segnale di speranza”, dice Bennett, che lavora per il Fish and Wildlife Department del Vermont. “Molti vespertili bruni sono affetti dal fungo, ma non stanno morendo per la malattia. Non sappiamo il perché, forse sono resistenti a essa. Per alcune cause che non abbiamo ancora scoperto, riescono a combatterla.”
Il Vermont è uno dei tanti stati dove vengono promosse iniziative pubbliche per salvare i pipistrelli: per esempio, per aiutare gli scienziati a tener traccia dell’andamento della sindrome del naso bianco, le istituzioni invitano i cittadini a segnalare pipistrelli malati e morenti. Oltre a questo, Bennett ha lanciato il progetto “Abbiamo pipistrelli?”, che monitora i siti riproduttivi dei serotini bruni e dei vespertili bruni, che crescono i loro cuccioli nelle soffitte, in vecchi fienili e nelle casette per pipistrelli. Con l’aiuto di alcuni volontari, Bennett sta individuando dove queste colonie sono localizzate e sta reclutando persone per contare i pipistrelli quando volano fuori di sera.
C’è ancora molto da scoprire sia sui pipistrelli, sia sulla sindrome del naso bianco. Ricercatori dell’Università della California–Santa Cruz (UCSC) hanno condotto studi sui pipistrelli in Cina, dove la malattia è endemica, e negli stati di Wisconsin, Illinois e Virginia, dove sta emergendo. “Attraverso la comparazione della situazione asiatica con quella americana, confidiamo di capire che cosa potrà succedere in futuro ai nostri pipistrelli”, dice Joseph Hoyt, laureato alla UCSC. “C’è una forte urgenza di tutelare alcune nostre specie”, ci dice. “Il futuro del Myotis septentrionalis è seriamente minacciato.”
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Lo studio dei sopravvissuti
Hoyt e i suoi colleghi hanno anche osservato alcuni miglioramenti che somigliano molto a quanto sta notando Bennett in Vermont: molti verpertili bruni che sono sopravvissuti alla sindrome del naso bianco ora stanno meglio. In base a quanto riporta Hoyt, alcuni dei vespertili bruni che hanno esaminato avevano pochi funghi che proliferavano sui loro musi. “Se ciò è dovuto a una differenza di carattere genetico, probabilmente ci sarà un’evoluzione della specie che porterà alla resistenza al fungo”, le parole di Hoyt.
I biologi della Santa Cruz hanno studiato anche i serotini bruni, e quello che hanno scoperto è incoraggiante. “Questi pipistrelli non sono realmente affetti dalla sindrome del naso bianco”, dice Hoyt. Altri ricercatori confermano questo fatto. Il dott. Frank, della Fordham University, ha analizzato gli acidi grassi nelle ali di diverse specie di pipistrelli e ha osservato che la pelle delle ali dei serotini bruni possiede una proprietà biochimica che ritarda la crescita del fungo. A partire da questa scoperta, Frank e i suoi colleghi stanno lavorando su un potenziale trattamento preventivo per la sindrome del naso bianco.
Nuovi antifungini
Altri scienziati stanno cercando di aiutare pipistrelli che sono già stati infettati dalla malattia. Cornelison e i suoi colleghi della Georgia State, USFS, il Missouri Department of Conservation e il Kentucky Department of Fish and Wildlife Resources hanno reso pubblico nella primavera del 2015 che sono riusciti a curare con successo e rimettere in libertà alcuni pipistrelli che erano stati colpiti dalla sindrome del naso bianco. Era cominciato tutto come una “pazza idea”, dice Cornelison, che lavora in un laboratorio dove un batterio nativo del suolo, il Rhodococcus rhodochrous, è stato migliorato per diversi tipi di applicazioni commerciali, tra cui ritardare la maturazione dei frutti. Dice: “Ho cominciato a pensare che, se questo batterio è capace di fermare la formazione di muffa sulle banane, forse poteva essere capace di fermarla anche sulle ali dei pipistrelli.”
Perimyotis subflavus morto a causa della sindrome del naso bianco
Foto di Karen Vanderwolf
Per scoprire se l’ipotesi era vera, gli scienziati hanno prima di tutto esposto in laboratorio alcuni pipistrelli sani al batterio. “Non ci sono stati effetti negativi”, dice Cornelison. Di conseguenza, nell’inverno 2014/2015, il lavoro è stato esteso ai siti di letargo in Missouri e Kentucky, dove i ricercatori hanno catturato alcuni pipistrelli affetti dalla sindrome del naso bianco e li hanno inseriti all’interno di capsule refrigeranti, ciascuna delle quali conteneva due piastre con dentro i batteri di Rhodococcus rhodochrous.
“Non è necessario che il batterio entri a diretto contatto con i pipistrelli”, spiega Cornelison: è sufficiente che condividano lo stesso spazio aereo. Dopo 48 ore, i biologi hanno recuperato i pipistrelli e li hanno reimmessi nelle caverne, all’interno di gabbie. Al termine della stagione invernale, hanno riportato gli animali in laboratorio e hanno controllato se erano guariti dalla sindrome e se erano capaci di sopravvivere allo stato selvatico. Molti di essi lo erano. “Abbiamo reimmesso nel territorio diversi pipistrelli in salute”, dice Cornelison. Ora i ricercatori stanno pianificando di estendere questo metodo su larga scala in intere caverne.
Si sta lavorando anche su altri tipi di antifungini. Uno di questi, testato dal dott. Maarten Vonhof della Western Michigan University, si chiama Chitosano e ha origine dagli esoscheletri di insetti e crostacei. A oggi, si sta dimostrando promettente negli esperimenti in laboratorio. Altri ricercatori stanno lavorando sull’utilizzo di probiotici o di batteri benefici. “Stiamo cercando di sviluppare un pacchetto di trattamenti a breve termine”, spiega Gillies. “L’idea è quella di guadagnare tempo fino a quando una soluzione di lungo termine, come un vaccino, non verrà sviluppata.”
Nonostante questi progressi, i biologi si aspettano che la sindrome del naso bianco dei pipistrelli continui a espandersi. Nemmeno negli scenari più rosei Gillies ipotizza che saremo capaci di vedere la ripresa di alcune specie, perché il numero di esemplari è diminuito drasticamente, e le coppie danno vita a un solo cucciolo all’anno. Ciononostante, gli scienziati continuano a perseverare. “Stiamo affrontando la sindrome prendendola da diverse direzioni”, dice Gillies. “Quattro o cinque anni fa la situazione era molto deprimente. Ora abbiamo speranze.”