Atollo di Midway: l’isola di plastica che uccide milioni di uccelli
Inquinamento dell’Oceano Pacifico
L’Oceano Pacifico sta rapidamente diventando inondato di spazzatura. Ogni bottiglia, tappo, sacchetto della spesa o qualsiasi altro tipo di rifiuto di plastica che finisce nelle sue acque, viene poi portato in giro da una serie di correnti, fino a che si deposita in una massiccia “zuppa” di rifiuti che si sono accumulati nel Nord Pacifico. Per chi non la conoscesse, quest’area viene chiamata Great Pacific Garbage Patch, ovvero una grande chiazza di immondizia nel Pacifico. Questo accumulo di plastica e detriti ha dimensioni pari al doppio dello Stato del Texas ed è uno dei più grandi disastri ambientali mai avvenuti.
Crediti: theoceancleanup.com
Atollo di Midway, isola di plastica
Uno dei luoghi che più sta pagando le conseguenze della sconsideratezza umana è l’Atollo di Midway, luogo dove nel 1942 avvenne la famosa Battaglia delle Midway, ma anche habitat naturale per milioni di uccelli acquatici.
Nonostante queste isole si trovino a 2100 km dalla più vicina area altamente sviluppata (Honolulu), la loro vicinanza alla Great Pacific Garbage Patch rappresenta un terribile problema, poiché l’oceano le colpisce con un flusso costante di immondizia. Lungo le spiagge si possono trovare borse della spesa, contenitori per alimenti, contenitori di bevande, articoli per la cura personale, giocattoli e accendini. Tutto questo si somma fino a raggiungere l’agghiacciante cifra di 20 tonnellate di plastica che si riversano sulle spiagge ogni anno.
Gran parte dei rifiuti di plastica viene portato dagli albatri, tra cui l’albatro di Laysan (Phoebastria immutabilis): infatti il loro cibo preferito, i calamari, possono facilmente essere confusi con la plastica. Questi uccelli, rinomati per la loro capacità di voli a lunga distanza, agguantano i pezzetti di plastica scambiati per calamari dalle acque vicino all’Alaska, e li portano nei loro stomaci per un migliaio di chilometri fino a Midway. Lì gli uccelli o li rigurgitano per nutrire i pulcini oppure muoiono con la spazzatura ancora nei loro stomaci. Questo comportamento porta a Midway oltre 10 mila chili di plastica ogni anno, secondo Anna-Marie Cook, un’esperta di rifiuti marini della US Environmental Protection Agency (EPA).
L’ISOLA DI PLASTICA di Marco Caponera
Stanchi delle solite vacanze? Allora è tempo di provare l’ebbrezza di vivere tra rifiuti galleggianti nel bel mezzo dell’Oceano Pacifico e godere dei comfort del residence Beautiful Garbage, costruito con pura plastica riciclata. Un trentenne ansioso e mezzo alcolizzato, un Gesù di plastica sboccato, una bambola gonfiabile nevrotica e una coppia gay in crisi saranno lieti di farvi vivere un’esperienza irripetibile.
Impatto sugli animali
La plastica è così onnipresente su Midway che ogni singolo albatro sull’isola probabilmente morirà con lo stomaco pieno di questo materiale. Normalmente vi si possono trovare pezzi di plastica di circa le dimensioni di un accendino, da palline da golf a proiettili per fucile, o pezzi di plastica provenienti da oggetti più grandi. Quando gli uccelli muoiono e si decompongono, la plastica nelle loro viscere rimane, per questo basta vedere un grande mucchio di questo materiale per sapere che lì è morto un albatro.
Si stima che circa il 98% degli albatri hanno plastica nello stomaco, e il 40% dei pulcini muoiono ogni anno a causa del consumo di plastica. Una volta all’interno del tratto digerente, la plastica può riempire lo stomaco, togliendo lo spazio per cibo e acqua. Può anche forare gli organi interni o trasportare diverse tossine mortali nell’uccello. Considerando che questi animali vivono a migliaia di chilometri da qualsiasi fonte importante di inquinamento, questo problema dovrebbe essere un campanello d’allarme per i danni che l’utilizzo e la dispersione incontrollata della plastica nell’ambiente, possono avere sulla fauna selvatica.
Cliccando sul link potete leggere qui l’articolo sullo studio del perché gli uccelli marini mangiano plastica.
Questi uccelli acquatici purtroppo non sono le uniche vittime dell’inquinamento: tartarughe marine muoiono per l’ingestione di sacchetti di plastica, delfini rimangono impigliati nelle vecchie reti da pesca e leoni marini vengono strangolati da detriti di plastica.
Il fotografo Chris Jordan ha voluto mostrare a tutti quanto sia grave questo problema. Ha pubblicato una serie di immagini di uccelli deceduti, i cui corpi sono pieni di plastica e immondizia. Sono immagini dal forte impatto, che però è necessario per mostrare al mondo i veri effetti dell’inquinamento. Potete guardare il suo video documentario cliccando qui.
Cadavere di giovane albatros con lo stomaco pieno di plastica
Foto di Chris Jordan
Cosa posso fare per aiutare?
Questo video sconvolgente dovrebbe far capire che noi, in quanto popolazione, dobbiamo fare un radicale cambiamento nel nostro modo di gestire la spazzatura. Vi sono soluzioni semplici e alla portata di tutti, come gettare la spazzatura prima di lasciare una spiaggia e soprattutto non disperdere la plastica nell’ambiente. Semplicemente utilizzando Google per trovare diversi modi per ridurre i rifiuti, vi renderete conto che si può fare molto di più e senza sforzi eccessivi.
Non pensate che essendo una persona sola i vostri sforzi non contino, anche solo qualche accortezza presa da ognuno di noi è abbastanza per fare la differenza. Se iniziate un programma di riciclaggio in casa vostra e vivete con altre 2 persone in casa, ecco che già avete triplicato il vostro contributo!
Se siete interessati a fare una donazione per la causa della plastica negli oceani, potete supportare The Ocean Clean Up.
Scopri di più sull’isola di plastica con questo libro che ti consigliamo!
L’ISOLA CHE C’È. IL NUOVO CONTINENTE DI PLASTICA E RIFIUTI
Il Pacific Trash Vortex (o Great Pacific Garbage Patch) è una enorme isola di immondizia che si è formata nell’Oceano Pacifico seguendo i flussi delle correnti oceaniche. Le conseguenze delle azioni umane interferiscono sempre più con gli ecosistemi. Il volume, “L’isola che c’è” approfondisce in modo scientifico ma divulgativo le criticità dei fenomeni connessi all’attuale situazione ambientale: le attività produttive e commerciali, l’inquinamento, il consumo delle risorse naturali, la perdita di biodiversità, le ripercussioni nella catena alimentare e sulla nostra salute. La conoscenza della fragilità del nostro habitat è un primo passo, un atto d’amore verso il nostro pianeta.